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News | 01 giugno 2020

Uno storytelling a partire dalla propria identità

Uno storytelling a partire dalla propria identità
NL | 06 2020

Intervista a Cesare Chichi
967Arch

NL | 06 2020 


Hanno progettato gli Echo Lockers, la libreria Chiave di Volta e il tavolo T-Share, hanno allestito gli stand Dieffebi alle fiere di settore degli ultimi cinque anni e lo showroom milanese. Lo studio 967Arch guidato da Cesare Chichi, partner dello studio insieme a Stefano Maestri, collabora con lo staff di Dieffebi per la valutazione e realizzazione di nuovi prodotti e il layout della sede a San Vendemiano, in provincia di Treviso. 

“Insieme”, racconta Chichi, “stiamo lavorando per conferire un'immagine diversa dell'azienda cercando di decontestualizzare i prodotti storici dalla mera destinazione dell'ufficio. Perché i contenitori Dieffebi possono essere usati in tutte quelle situazioni di ricettività collettiva, dall'hotellerie alla spa, perfino al settore ospedaliero, in cui c'è bisogno di risolvere la funzione di contenimento. Stiamo anche presentando i prodotti a catalogo con finiture e colori inusuali per mostrarne la versatilità”. 
Uno dei caratteri distintivi di Dieffebi è la lavorazione “in house” della lamiera metallica che, inoltre, rende i prodotti ecologici. “Nella coerenza del catalogo, è importante lavorare su questa caratteristica, inserendo tipologie d'arredo che sappiano dialogare e integrarsi con le serie di contenitori. Per questa ragione abbiamo realizzato nel 2019 il tavolo modulare T-Share, contraddistinto dalla barra centrale a tutta lunghezza in metallo, che serve da magnete per predisporre una serie di elementi per allestire/suddividere il piano. 
Il tavolo, dal segno più riconoscibile, apre al catalogo la possibilità di prodotti di design, pur nel dialogo con gli altri e nel rispetto delle caratteristiche produttive di Dieffebi. In questo senso si apriranno prossimamente altre collaborazioni con designer, aggiungendosi a quelle con Gianmarco Blini, Hangar Design Group, Paolo Favaretto, Dorigo Design. Lavoreremo, quindi, al passaggio da un'anima prettamente tecnologica a un'azienda con valenze di design, con nuove tipologie di prodotto”.
Sulla riprogettazione post-covid degli uffici: “Credo che più che gli spazi, nell'immediato cambieranno le abitudini nell'utilizzo di quelli esistenti. Ovvero, meno persone, e disposte diversamente, nei medesimi open space. È più una questione di presenza, risolta dall'alternanza con il lavoro agile da casa. È probabile che la parte che più subirà cambiamenti permanenti siano le aree di accoglienza, riorganizzate secondo barriere e percorsi di entrata e uscita, che potrebbero rimanere tali come è successo negli aeroporti dopo l'11 Settembre. Cambierà invece la situazione di uso della casa. E poiché lo 'smart working' è, di fatto, il mettere in condizioni di lavorare al meglio nel luogo più opportuno, non solo a casa, ma in tutti gli spazi delle aziende, è auspicabile che si lavori in tal senso, abilitando le persone a lavorare bene e con gli strumenti giusti, ad esempio, con sedute ergonomiche, un'illuminazione corretta e scrivanie adeguate. Per questi prodotti è probabile che si sviluppino nuove tipologie”.

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